L’ARMA SI TINGE DI ROSA
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Tre storie di donne italiane carabiniere
Il panorama delle forze dell'ordine, in Italia, ha subito trasformazioni significative, e una delle più rilevanti è stata la crescente e fondamentale integrazione delle donne nell'Arma dei Carabinieri. Queste tre storie ripercorrono, nel tempo, la strada aperta dalle prime pioniere fino ad arrivare a professioniste affermate in ogni ruolo e specializzazione. Difficoltà, sfide, successi. Tre donne che hanno scelto di servire il Paese con onore e dedizione all'interno dell'Arma dei Carabinieri. Un viaggio attraverso decenni di impegno, professionalità e affermazione femminile in un corpo da sempre simbolo di disciplina e tradizione. È il 1940 e sono una donna! Mi chiamo Maria. Il mio sogno è diventare carabiniere. Perché state ridendo? Cosa ho detto di male? Pensate non sia possibile? Che non sia in grado? Ditemi cosa ho in meno di voi, cosa siete in grado di fare a differenza mia! Ho deciso: inizio a studiare per entrare a far parte dei carabinieri. Ora vi spiego cosa mi porta a fare ciò. Immaginate di avere una figlia, con il desiderio di vivere, non di sopravvivere, all'interno di una casa, insieme a suo marito che la governi. Un uomo che si appropri della donna che avete cresciuto. Deduco dalle vostre facce, che non è proprio il futuro che desiderate per lei. E se dopo questo abuso perdesse la fiducia dell’uomo e non andasse a denunciare?Se voi veniste a sapere di questa violenza solo in casi estremi? Dove non sarà vostra figlia a raccontarlo, ma le prove, che conducono al colpevole e al movente di un ferito, di un morto? E se la giustizia non intervenisse? Ecco, se dovesse succedere non ci sarebbe più un “io” ma un “noi”, una connessione tra le forze armate. Ma nel 1948, abbiamo fatto un grande passo avanti, è nata LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA. Contiene principi, diritti e doveri, e sai su cosa è basata? Sì esatto su ciò per cui hai combattuto, il lavoro. Le donne adesso hanno diritti equi a quelli degli uomini. Sì abbiamo ottenuto la libertà di espressione, la possibilità di lavoro però ancora qualcosa non è proporzionato. Il pensiero. Donne e uomini non sono d’accordo, non perché non vogliano la libertà, ma perché non ne conosco il significato o perché questi ultimi non avendo più le redini della propria moglie si sentono messi allo stesso livello, che loro considerano inferiore.Mi chiamo Laura, ho trentadue anni e oggi vorrei parlarti di come essere un carabiniere. Fin da piccola diventarlo era un mio desiderio, ammiravo le persone con l'uniforme, mi piaceva leggere libri di avventura e guardare film che parlavano di eroi o di persone altruiste. Essere un carabiniere non vuol dire solo indossare un'uniforme, ma anche essere una persona capace di aiutare gli altri e rispettare le leggi.
Devo dire che il ruolo è cambiato molto rispetto ai tempi di mia nonna. Essere una donna carabiniere a quei tempi era quasi impossibile. La tecnologia si è evoluta. Ora noi carabinieri siamo incaricati anche nel gestire situazioni legate alla lotta contro la criminalità informatica (il cybercrime), svolta anche attraverso i social media. Come ho detto prima il mondo cambia rapidamente e anche il nostro modo di lavorare si evolve di conseguenza. Utilizziamo tecnologie all'avanguardia come droni, telecamere e sistemi informatici per risolvere i casi più complessi. Ma ciò che conta davvero è ascoltare e comprendere le persone, capire le loro necessità.Mi piace pensare che il mio lavoro possa garantire un ambiente sereno e sicuro per tutti. Essere un carabiniere richiede anche coraggio, pazienza e tanta empatia. Mia nonna come tante altre donne a quell'epoca era sommersa dai pregiudizi altrui, solo perché era donna, le dicevano infatti che questo mestiere era da maschi. Mia nonna ha sempre avuto una personalità piuttosto forte da non ascoltarli è così riuscita a realizzare il suo desiderio.
Io invece mi chiamo Martina, ho 43 anni e sono una carabiniera nel 2050. Quando avevo 12 anni ed ero ancora una ragazzina, mi dicevano spesso che quello del carabiniere era un lavoro “da uomini” ma io non ci ho mai creduto davvero, non l’ho voluto fare. Ho sempre pensato che sia gli uomini che le donne possono aiutare gli altri se hanno questo sogno. Se penso al 1940, al passato, mi fa un pò rabbia: le donne non potevano nemmeno entrare nei Carabinieri! Non avevano gli stessi diritti. Non potevano votare, decidere liberamente come passare la loro vita e molti lavori erano proibiti per queste ultime. Era come se valessero meno. Nel 2025 però le leggi erano cambiate, ma la mentalità ancora non del tutto. I diritti erano migliorati tanto a differenza del 1940: le donne potevano partecipare ai concorsi, avere lo stesso stipendio degli uomini, scegliere in cosa specializzarsi in questo ambito vedendo in cosa erano più brave e seguendo i propri gusti. Per ottenere rispetto, però, dovevamo dimostrare ogni giorno di essere forti, serie, concentrate e intelligenti. Io ho studiato tanto per il concorso: ho superato prove scritte, colloqui, test fisici e molto altro. Però non è stato facile. A volte mi sentivo debole, ma ho sempre tenuto duro e ho raggiunto il mio obiettivo. Oggi, nel 2050, per fortuna le cose sono cambiate molto. Non c’è più differenza tra uomo e donna in questo lavoro. I diritti sono davvero uguali. Le donne possono occuparsi di reparti, prendere decisioni importanti e partecipare a missioni in Italia e all’estero. È stato istituito anche il congedo parentale: sia madri che padri possono stare a casa con i figli senza perdere il lavoro o lo stipendio. C’è più equilibrio e rispetto a differenza degli anni precedenti.Nel mio lavoro uso tecnologie molto avanzate: droni, telecamere e intelligenze artificiali che ci aiutano a prevenire i reati prima che accadano. Ma il mio compito non è solo “fare controlli”: parlo con le persone, ascolto i loro problemi, aiuto chi è in difficoltà, soprattutto i giovani. Vado spesso nelle scuole a spiegare come difendersi dal bullismo, dalle truffe online o dai pericoli dei social. Cerchiamo di essere vicini alle persone, non solo “in divisa”, ma anche come esseri umani. La parte che amo di più del mio lavoro è proprio quella di saper che ogni giorno posso fare la differenza nella vita di qualcuno.Se tornassi indietro e parlassi alla me di 12 anni, le direi: “Sogna in grande, non ascoltare chi ti dice che non puoi farcela. I diritti si conquistano piano piano ma servono persone come te per ottenerli davvero.”
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Frenna Sofia
Noureddine Hajar
Fehri Ibtihal
