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L'EVENTO

orologio da tasca

Tutti abbiamo avuto un evento, una sensazione, un avvenimento che cambia la vita. Quell'evento che segna con una linea ben definita la fine di un periodo, durato anni e anni, oppure ti fa conoscere un nuovo tassello di quello che sei realmente. Io quest'evento straordinario l'ho avuto proprio oggi. Però partiamo dall'inizio, per chi non mi conosce sono Ginevra, una ragazza di 13 (quasi 14) anni, entrata nel periodo più complesso della sua vita. L'adolescenza. Quel periodo che stravolge i tuoi contatti con l'esterno ma anche l'idea che hai sempre avuto (sia fisica sia caratteriale) di te stesso. Avevo completamente delle idee diverse di me stessa, o almeno ho sempre provato a crearmele per autoconvinzione. “Sono quella forte, che odia l'affetto e che ama stare da sola”. Questo è quello che ogni giorno mi ripetevo e, se devo dirla tutta, non so neanche il perché lo facessi, forse per proteggermi dal mondo esterno o per non rendere così visibile il mio tallone d'Achille. C'è gente che però, nonostante le apparenze non mi ha mai lasciato sola. Queste persone le posso contare sulle dita di due mani, sono nove ragazze che mi hanno sempre aiutato. Non sono quell'amica che si ricorda a memoria tutte le date dei compleanni devo ammetterlo, non sono neanche così paziente anzi, appena qualcuno mi urla in un orecchio mi innervosisco subito e non parlo per giorni. Ma sono quell'amica che può ascoltarti ore e ore a piangere, quella che ti ospiterebbe in casa in qualsiasi momento e quella che divide a metà la propria merenda se qualcuno ha fame. Ma torniamo a noi. Oggi ho avuto l'evento con la E maiuscola, uno di quelli che ricorderò per tutta la vita, come in inside out uno di quelli tenuti nelle sfere dorate. Sono semplicemente andata a mangiare una pizza con queste 9 ragazze speciali. Sapete, non è un gran periodo questo, stiamo tutte cambiando e non siamo più (come giusto che sia) uguali, ognuna di noi sviluppa passioni diverse e, coloro che hanno passioni comuni creano in maniera capillare altri piccoli gruppi, facendoci un po' separare. Abbiamo mangiato la pizza e fin lì tutto normale, relax, scherzare, ridere, nel quotidiano insomma. Ma durante i balli di gruppo fatti in pizzeria è successo l'impensabile per una persona come me. Abbiamo ballato sopra canzoni come “Limbo”, “Mueve la Colita”, “La Macarena”...ma poi arrivò quella cruciale. “Ridere” dei Pinguini Tattici Nucleari. Su un assioma non ho mai smesso di credere, musica uguale benessere. Vivo di musica, senza essa le mie giornate sono spente. Non è un sottofondo nella mia vita ma un personaggio principale che molte volte mi condiziona. Questa canzone mi suscita di tutto, i flashback più belli che ho passato con loro. I gavettoni in piazza Marcora, le uscite, la piscina, i balli, le gioie e pure le tristezze, perché non per forza sono qualcosa da dimenticare anzi. Eravamo tutte abbracciate e non so perché ho sentito il bisogno di piangere. Ho sentito il bisogno di buttare fuori tutto quell’oceano di emozioni che provo da mesi. E come una reazione a catena, ci siamo messe a piangere tutte e 10 sotto una nuova canzone, Pastello Bianco sempre degli stessi autori. La canzone cita tali parole: “Perché ogni tanto per andare avanti sai, avanti sai. Bisogna lasciar perdere i vecchi ricordi……I tuoi segreti poi a chi li racconterai? Tu che rimani sempre la mia password del Wi-Fi. E chissà se lo sai” Queste parole mi hanno suscitato un senso di debolezza, come se finalmente una combo di qualcuno e qualcosa è riuscito a farmi vedere la vera me. Non sono quella che immaginavo in realtà, e questo mi mette molta paura, perché se io non mi conosco non so come farmi riconoscere dagli altri. Io ho scoperto da poco che amo tantissimo gli abbracci, solo gli abbracci sinceri però, quelli che ti curano davvero anima e mente. Quegli abbracci dati da persone fidate, non quelli che cercano di strangolarti o nel mentre hanno impugnato un coltello. Credo di aver messo un confine tra la vecchia e la nuova me, e mi chiedo se questa cosa mi porterà risultati negativi o positivi, mi chiedo dove mi porterà e mi chiedo se cambieranno ora le mie ambizioni e i miei sogni. Ho paura di crescere, ho paura del cambiamento e delle novità, perché c'è un salto immenso da fare che non ho mai compiuto e mi fa paura compierlo.

Ma questo “fare la muta”, mi ha aiutato molto nel cambiare idea e nel conoscermi davvero. Credo che tutti debbano farsi ad un certo punto un esame di coscienza per scoprirsi.

Ginevra Ravagna

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