IL CIELO RUBATO

Loro, i bambini.
In questi ultimi due anni di conflitti, in Ucraina o nei territori palestinesi ora, ahimè, anche nelle terre indiane, assisto ogni giorno a immagini e notizie strazianti che li coinvolgono in guerre e distruzioni, eppure non si muove nulla!Dopo qualche titolo o news di morti, violenze, deportazioni in cui proprio i più piccoli spesso hanno la peggio e sono bersaglio di odio e di ritorsioni, qui tutto continua indisturbato. Quindi mi domando; dov'è finita la coscienza comune, la pietà umana, la responsabilità collettiva?Loro che rappresentano il futuro…nostro, di tutti.Mi domando in continuazione che giustizia o meglio che equità ci sia, tra la reazione umana di un bambino che viene maltrattato nei nostri Paesi non belligeranti (sino ad ora!) e la reazione nell’assistere a notizie di tali brutalità che subiscono ogni giorno bambini in terre martoriate da conflitti, senza indignarsi a tal punto da gridare, pretendendo o scongiurando che tutto ciò finisca! Morire di freddo, di fame sembra quasi impossibile nel 2025, con l’abbondanza e, oserei dire, l’eccesso di ogni bene materiale nei Paesi considerati progrediti, un progresso, che seppure consenta parecchio benessere a tutti noi, tuttavia sembra ci renda ciechi ed egoisti, privandoci di uno sguardo di insieme. Quei bambini oggi usati come merce di scambio o come ostaggi o peggio come obiettivi nei conflitti, sono parte della stessa comunità umana, la nostra, hanno o dovrebbero avere gli stessi diritti di tutti noi, anzi maggiori, in quanto sono ancora puri, deboli nel fisico e nelle menti (ancora in formazione), inermi alle decisioni di altri, senza avere ancora le capacità e i mezzi per poter reagire in propria difesa.I dati, le cifre “taglienti” riportate da Unicef e Save the Children o dalle testate giornalistiche sono talmente enormi da sembrare assurde, tutta violenza di cui sono vittime, perché nei conflitti la distruzione non è solo quella materiale, che abbaglia i nostri sguardi distratti, ma è ciò che non si può toccare, la dignità, i sogni, le speranze e le aspirazioni che difficilmente si possono ricostruire con il denaro, gli accordi o i trattati.“Ai bambini di Kharkiv hanno rubato il cielo”, questo titolo apparso da pochi giorni su Rainews il 02/05/2025, dall’inviato Marco Bariletti, mi ha colpito più del contenuto del testo, racchiudendo in sé il significato più profondo di ciò che subiscono i bambini nei conflitti. La costruzione del nostro futuro avviene nel presente, in base alle decisioni che prendiamo, ma come questi ragazzi e/o bambini ci riusciranno se sono costretti, come dice l’inviato, a restare al riparo sottoterra a causa di una guerra che va avanti da 3 anni e che non è mai cessata? Il cielo che per me rappresenta il sogno, l'infinito, la fantasia. Pensare che tutti i giorni questa libertà di alzare gli occhi al cielo e sognare ad occhi aperti non è un dono comune per tutti i bambini nel mondo, privilegio che noi consideriamo così scontato, mi rattrista. I bambini ucraini come quelli di Gaza, con i loro traumi, sono ormai posizionati su un piano secondario rispetto all'interesse pubblico.A Kharkiv sono più di 100 le classi che rimangono tutto il giorno, tutti i giorni nei bunker, al sicuro dai bombardamenti e dalle piogge di testate termobariche, che sembra cadano come fiocchi di neve o gocce di pioggia da “nuvole artificiali”, programmate per uccidere: i droni russi “shade”. Ora la scuola fa da ancora, da pilastro per questa città ucraina colpita maggiormente rispetto alle altre dal 2022 ad oggi. Una scuola, anche se arroccata nella terra, nascosta dalle brutalità e per migliaia di altri bambini, nei diversi Paesi belligeranti, dove la guerra distrugge il diritto all’istruzione ed è completamente negata, rappresenta l’unico germoglio di speranza per il futuro.
Leonardo Pietralunga