LA FORZA DELLA FIDUCIA

Messori, nato a Bologna il 22 novembre 1998, nonostante viva la condizione di amputato della gamba destra, coltiva la passione per il calcio fin da bambino. Non trovando una struttura sportiva che si occupi di calcio per persone amputate, decide di fondare una squadra che riunisca calciatori con una disabilità motoria. Nel 2011 incontra il Centro Sportivo Italiano con il quale decreta nel 2012 la nascita della Nazione Italiana calcio amputati, di cui diventa capitano. Lo abbiamo incontrato il 12 febbraio noi delle terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo di Bozzolo.
Durante le ore trascorse assieme abbiamo potuto ascoltare la sua testimonianza, ricca di riflessioni sul come superare gli ostacoli e sul come renderli una fonte di determinazione. Nel corso dell’intervento ci ha raccontato che fin da subito, ancor prima di nascere, i suoi genitori hanno saputo di questa sua disabilità motoria ma lo hanno sostenuto dall'inizio. Seguendo il modello della madre lui si è subito appassionato al calcio, con la volontà di giocare in una squadra, non fermandosi davanti alla difficoltà fisica che la vita gli ha posto. Infatti lui non l'ha mai considerata debolezza, ma un punto di forza visto dalla prospettiva altrui, andando così a staccarsi dalla persona che veramente era ed è. Per molti il successo è il piacere a tutti, ma Messori ci ha insegnato che la prima persona a cui dobbiamo piacere siamo noi. Il vero successo è quello di conoscersi ed apprezzarsi, poiché non siamo nati per fare un piacere agli altri ma per vivere la nostra vita. C'era una frase che diceva:” Tutti nascono originali ma molti muoiono da fotocopie”. Noi giovani abbiamo bisogno di sentirci inclusi in una società disgregata, dove ognuno guarda il sé, dove viene a mancare ”Uno per tutti e tutti per uno”, il “me” è la parola d’ordine.
Tutto ciò però è veramente il problema o è la visione di persone che vengono da un altro tempo? Cioè, siamo proprio sicuri che noi nuove generazioni abbiano veramente così tanto bisogno di ‘mostrarci’ o lo facciamo in un modo diverso da come lo facevano le vecchie generazioni e che perciò lo criticano? Se ci pensiamo, anche i più anziani si sentono bisognosi di dimostrare ciò che sono, soprattutto ai più giovani. Hanno bisogno di sentirsi coinvolti da una comunità che non gli considera e dove agli occhi degli altri sono un fantasma o un peso con cui convivere. L'umanità è da sempre in ricerca di attenzioni, è nella sua psiche. Da sempre anche la storia ci racconta come questo fenomeno si è evoluto nel corso dei secoli.
Oggi lo possiamo collegare al non aver fatto un percorso di autovalorizzazione durante la nostra vita e non se non ne hanno avuto la possibilità o la volontà di farlo. Avremmo sempre bisogno di qualcuno con cui ci possiamo confrontare e cooperare, questo è uno dei poteri più efficaci che l’uomo possiede, un potere che non può essere sostituito dalla ‘semplice’ intelligenza artificiale
.Descritta in questo modo si potrebbe dire che siamo governati dagli atri, ma non è così anche con la religione? Certo, avere qualcuno che ci governi e che sia qualcuno che non conosciamo ci preoccupa meno dell’essere comandati dagli altri, perché la sua presenza è meno visibile.
Bozhko Daryna
Gliga Monica