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ASPRI, MAGNIFICI CARPAZI

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Il mio viaggio nei Carpazi

 

Il mio viaggio sui Carpazi inizia sabato 17 Maggio; a farmi compagnia c’è mio fratello Domenico.

I Carpazi sono una catena montuosa che si estende per circa 1.500 km attraverso l’Europa centrale e orientale, creando un arco che attraversa diversi stati: Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ucraina, Ungheria e Serbia.

Partiamo molto presto con mia madre da San Martino dall’Argine per arrivare in tempo a Milano Malpensa per prendere alle 7:00 il volo con la compagnia aerea Austrian Airlines diretti a Bucarest. Facciamo un breve scalo a Vienna, con annessa colazione tipica viennese a base di uova e speck per mio fratello, pane con burro e marmellata e dello strudel per me, atterriamo a Bucarest all’ aeroporto Henri Coanda alle 12:25.

Ho convinto mio fratello a venire con me, anche per utilizzare la sua grande propensione alle lingue straniere: studia infatti inglese, francese e tedesco e ha un senso dell’avventura, molto più forte del mio, sono certo che insieme a lui potrò divertirmi molto.

Arrivati in autobus al centro di Bucarest, rimaniamo stupiti dalla maestosità e dalla popolosità della capitale della Romania, dato che è la quarta città in Europa per quantità di abitanti. L'architettura alterna austerità e elementi orientalizzanti che ricordano l’antichissimo dominio dei Turchi. 

Dopo aver ammirato la bellezza della città di Bucarest, proviamo anche ad assaporare  le delizie culinarie. Per oggi, il pranzo sarà a base di mamaliga (piatto a base di polenta), di Ciorbă (zuppa) e di gulash (piatto a base di carne), tipico dell’Ungheria, ma parte fondamentale anche della cucina rumena.

Parlando con il gestore del nostro b&b veniamo a sapere che Bucarest, nonostante sia la porta d’ingresso al paese viene spesso viene snobbata da chi decide di intraprendere un viaggio in Romania, a favore delle più rinomate città come Brasov e Cluj-Napoca, dei monti Carpazi e dei monasteri della Bucovina. Dopo averla visitata posso affermare che saltarla sarebbe un errore: la capitale si merita una visita, fosse soltanto per visitare l’immenso Palazzo del Parlamento, voluto da Ceausescu per sottolineare le sue manie di grandezza: è l’edificio più pesante del mondo, il secondo più grande del mondo per estensione e il terzo in volume. L'esterno di questo imperioso palazzo ci lascia a bocca aperta. 

Ascoltando un gruppo in visita nella piazza antistante, apprendiamo dalla guida turistica che il palazzo è stato costruito interamente con materiali di origine rumena; durante gli anni della costruzione, ci fu una tale richiesta di marmi per questo edificio che le pietre tombali dovettero essere realizzate con altri materiali. 

Riusciamo ad effettuare una visita all’interno e la guida turistica specifica che misura 270 per 240 m, è alto 84 metri e si estende per 92 metri sotto il suolo. Conta 1.000 stanze, con due ulteriori livelli sotterranei in uso. Due delle sue gallerie (ce ne sono più di 60) misurano 150 m di lunghezza e 18 m di larghezza; quaranta dei suoi 64 saloni hanno una superficie di 600

Dopo una cena tipicamente rumena a base di Mici, torniamo nel nostro b&b. Mici è un piatto tipico rumeno che ti fa venire l’acquolina in bocca, un misto di carne macinata alla griglia, il più delle volte si tratta di maiale, in varie combinazioni con pecora o vitello. Molto ricco di spezie e condimenti, ognuno ha la sua ricetta segreta. 

La domenica mattina facciamo colazione in un bar, nel quale mangiamo entrambi il papanasi.

Questa mattina facciamo un interessante giro nella città vecchia, che oggi è il centro turistico della città, visitiamo le numerose chiese ortodosse, imponenti dall’esterno, bellissime dall’interno. Rimaniamo stupiti di fronte alla fantastica bellezza del Monastero Stavropoleos e con l’annessa chiesa ortodosse, entrambi di stampo tipicamente rumeno. Fra i cristiani romeni, gli ortodossi sono in maggioranza e rappresentano circa l'82% della popolazione (comprese le denominazioni minori); i protestanti rappresentano circa il 6,5% circa della popolazione, i cattolici rappresentano il 4,3% della popolazione e i cristiani di altre denominazioni lo 0,2% della popolazione.

Ci sono numerose cose da fare e da vedere a Bucarest, che rendono la città decisamente meritevole di una sosta di un paio di giorni, ma è giunta l’ora di prendere un autobus e andare a visitare il gotico Castello di Bran vicino Brasov, per immergerci in un’atmosfera unica ed emozionante; infatti nella cultura di massa occidentale il castello, che è il primo della Transilvania che si incontra venendo da Bucarest sulla strada principale, è stato associato a quello tipico delle rappresentazioni del romanzo gotico Dracula di Bram Stoker. Pertanto è comunemente conosciuto come il castello di Dracula.

Oggi è la sede di un museo dedicato alla storia della Transilvania e alle collezioni della famiglia reale, è una delle attrazioni più famose della Romania. La posizione privilegiata permette di avere un'ottima vista sulle colline circostanti e sulle valli Moeciu de Bârsei. Dal castello possiamo vedere le foreste di latifoglie che lasciano il posto a foreste di conifere, dominate da abeti rossi, abeti bianchi e pini.

Queste foreste sono adattate ai climi più freddi e alle maggiori precipitazioni. Nelle zone più elevate, oltre il limite degli alberi, si trovano praterie alpine e pascoli, questi ambienti sono caratterizzati da una vegetazione erbacea e arbustiva, adattata ai climi freddi e ventosi.

Sono molto importanti per l’allevamento del bestiame.

Entriamo nelle stanza visitabili del castello, vediamo tappeti, arazzi bellissimi, marmi e mobili di una bellezza incredibile, sembra proprio che il tempo si sia fermato e che da un momento all’altro possa venire fuori una coppia di nobili vestiti in abiti d’epoca con la servitù a loro disposizione.

Tutto in questo posto è indescrivibilmente bello!

Terminata la visita in autobus ci rechiamo all'hotel a 10 km da Bran dove passiamo la notte per riposare membra e mente.

La mattina di Lunedì partiamo per Brasov in autobus, attraversiamo il Sud della Transilvania ed è tra i cinque maggiori centri romeni. La sua posizione geografica, ai piedi di alti poggi e circondata da ampi boschi con una notevole biodiversità, ospitando specie vegetali come erbacce autoctone e erbacee specifiche della foresta, e una fauna che include ragni, vari tipi di uccelli migratori e residenti, inclusi rapaci e nelle zone umide anfibi.

Scendiamo alla Piata Sfatului, ovvero la Piazza del Consiglio accessibile solo ai pedoni, circondata da caffè e ristoranti. A est della piazza si trova la Chiesa Ortodossa della Dormizione, con una pala d’altare degna di essere ricordata come una delle più belle che abbia mai visto.

Sul lato meridionale della piazza vediamo la Casa dei Mercanti, costruita nel 1539-45, era la sede dei commercianti e degli artigiani della città; l’edificio si affaccia su una strada con una serie di arcate sotto le quali si aprivano botteghe e magazzini e lì accanto si erge l’ex farmacia, la più antica di Brasov, della struttura originaria rimane all’interno il sistema di volte delle cantine e del piano terreno oltre a tracce di affreschi.

Terminata la giornata ci riposiamo in un hotel del centro e commentiamo la splendida esperienza vissuta in Romania e sull’ospitalità incontrata tra la gente del posto.

La Romania è una terra aspra e dal paesaggio davvero eterogeneo, portiamo con noi dei bellissimi ricordi.

Dopo un riposo rigenerante siamo pronti per cambiare nazione e andare in Slovacchia e per la precisione a Bratislava.

Partiamo martedì mattina con il treno e arriviamo la sera, in tempo per cenare con i piatti tipici del posto I componenti base della dieta tradizionale slovacca sono sempre stati latte, patate e cavoli. Diversi piatti gustosi, tipici della cucina slovacca, possono essere preparati dalla combinazione di questi ingredienti. Il piatto nazionale slovacco è bryndzové halušky che,  come il resto della cucina slovacca ha forti radici contadine, con piatti solitamente un po’ pesanti e grassi, adatti per sostenere un tempo il duro lavoro nei campi. Vari generi di formaggio di pecora e il cavolo sono altri tra gli ingredienti maggiormente utilizzati nella cucina slovacca.

La mattina di Mercoledì ci svegliamo a Bratislava, la capitale della Slovacchia, con 475 503, si trova tra i Piccoli Carpazi e il Danubio, sul confine con i territori austriaci e ungheresi.

Questa mattina gustiamo nuovi sapori, la bábovka, una sorta di panettone a forma di ciambella e le buchty, focaccine dolci, ripiene di marmellata tutte attaccate l'una all'altra.

A Bratislava troviamo molti monumenti apprezzati e visti da moltissime persone, tra cui il Cumil. Questo monumento rappresenta una statua in bronzo di un uomo che sbircia solo con la testa da un tombino, è senza dubbio la statua più fotografata della città. È nato nel 1997 grazie al pittore Viktor Hulík e da quel momento è diventato uno dei simboli di Bratislava.

Il Castello di Bratislava sorge sulla sommità di una collina rocciosa, in una posizione dominante rispetto al fiume Danubio, fu costruito durante il X secolo. Durante il XVI secolo il castello era la dimora del re d'Ungheria, almeno fino a quando la corona ungherese non fu unita a quella asburgica.

Tra il 1740 e il 1780 Maria Teresa d’Austria fece apportare grandi modifiche al palazzo, ma nel 1811 un incendio lo distrusse completamente.

Da qui è possibile godere di una vista eccellente della città di Bratislava e, se il tempo è sereno, anche di Vienna e persino dell'Ungheria.

Le sue quattro torri sono considerate il simbolo della città, tanto che il castello è raffigurato sulla faccia nazionale delle monete slovacche da 10, 20 e 50 eurocent.

Il castello ospita il Museo Nazionale Slovacco ed è stato temporaneamente la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica slovacca oggi in alcune occasioni viene utilizzato come sede di rappresentanza dal Presidente e dal Parlamento, possiede stanze sontuose e ricche di specchi, tappeti e lampadari grandissimi, la nostra visita a questo sito non dura molto ma ci regala emozioni grandissime.

Il giovedì mattina partiamo per Košice, una città della Slovacchia orientale, vicino al confine con la Polonia, l'Ucraina e l'Ungheria sul fiume Hornád. Ha circa 239 000 abitanti ed è la seconda città più popolosa della Slovacchia. Questa città ha due università, tra cui "Pavol Jozef Šafárik", specializzata in Medicina e Odontoiatria.

Arrivati a Kosice, non facciamo colazione, ma andiamo a pranzare: mangiamo la kapustnica (zuppa di cavolo) e la drstkova (zuppa di trippa). Questo pranzo non ci è piaciuto, perché nella tradizione culinaria italiana non c’è una gran presenza di zuppe.

La cattedrale di Santa Elisabetta è la più grande chiesa in Slovacchia con una superficie di 1.200 mq e una capienza di oltre 5000 persone e la cattedrale gotica più orientale in Europa. Si trova nel centro della strada principale in Kosice, dove forma la forma della lente. 

Uno dei monumenti più noti di Košice è “Monument to the Soviet Soldiers, the Liberators” (in italiano, Monumento ai soldati sovietici, i liberatori,). Trascorriamo la serata nel centro della città e godiamo di spettacoli canori e artisti di strada nella piazza centrale. Vedere tutta la città illuminata ci regala uno scorcio di Slovacchia piacevole e divertente.

 Il venerdì mattina visitiamo il memoriale originariamente "Memoriale all'Armata Rossa (Esercito Sovietico)". Subito dopo la loro morte, 65 soldati furono sepolti qui. Oggi è il Memoriale dei liberatori e i resti dei soldati sono stati seppelliti un’altra volta nel cimitero militare di Košice e altrove. Il memoriale è stato ricostruito nel 2014.  Che emozioni grandissime  ci ha regalato la Slovacchia! 

Mai avremmo pensato alla presenza di un gotico così imponente e soprattutto siamo rimasti stupiti dalla natura prepotente della nazione.

Nelle zone più elevate, oltre il limite degli alberi, si trovano praterie alpine e pascoli, questi ambienti sono caratterizzati da una vegetazione erbacea e arbustiva, adattata ai climi freddi e ventosi.

Le cime più elevate dei Carpazi ospitano una flora alpina specializzata, con specie come la stella alpina e la campanula carpatica, e la gente del posto ci dice che sono molto frequenti da queste parti.

Questa sera io e mio fratello discutiamo di un problema rilevato: Il nostro viaggio avrebbe dovuto portarci in  Ucraina e, nello specifico, a  Leopoli, ma la situazione critica e di guerra presente ci fa dirottare sulla Polonia. Noi, vista l'impossibilità di andare nel luogo preventivato, ci consoliamo con una cena, a base di: bryndzové pirohy (ravioli ripieni).

Leopoli una città situata ad occidente  ed è uno dei maggiori centri culturali della nazione, con 717 500 abitanti, un’Università e un Politecnico. 

Sabato mattina ci rechiamo all’ultima tappa del nostro viaggio a Cracovia, in Polonia, una delle più antiche città della Polonia meridionale ed è la seconda città dello stato per popolazione e superficie, ha 807 644 abitanti. Prendiamo un autobus alle 8:00 e arriviamo a destinazione in tempo per fare un’abbondante colazione polacca a base di salumi, salsicce affumicate, prosciutto cotto, uova e formaggi, davvero una bomba di proteine! 

Cracovia sorge sulle rive del fiume Vistola in una valle ai piedi dei Carpazi e a 100 km dal confine naturale tra Slovacchia e Polonia. 

Durante il viaggio in autobus possiamo vedere due delle cinque riserve naturali presenti nelle zone limitrofe, a causa dell’alto livello ecologico sono legalmente protette. Qui trovano accoglienza il lupo, un altro grande predatore presente nei Carpazi, le popolazioni dei dintorni si sono riprese negli ultimi anni dai danni da lui commessi. Se ci spostiamo verso l’alto troviamo altro animale la lince è un felino elusivo che abita le foreste dei Carpazi cacciando principalmente cervi e caprioli.

L’autista dell’autobus, con il quale Domenico riesce a scambiare due chiacchiere in tedesco durante gli ultimi chilometri di strada, precisa che l'attività umana ha avuto un impatto significativo sulla vegetazione dei Carpazi, con la deforestazione per l’agricoltura e l’allevamento. Tuttavia, ampie aree dei Carpazi conservano ancora foreste intatte e una ricca biodiversità.

Arrivati a Cracovia possiamo goderci l’ordine e il rigore del capoluogo del relativo voivodato della Piccola Polonia dal 1999, veniamo a sapere dal centro informazioni che il voivodato indica un’entità statale feudale, governata da un voivoda, ovvero un comandante di una unità militare. 

Prima di visitare la parte antica della città, decidiamo di entrare in una piccola locanda, tipicamente polacca nella quale assaporiamo gusti e sapori molto lontani dai nostri: KapuÅ›niak (zuppa di cavolo) e il pierogi (piatto a base di carne), certamente non sono i piatti migliori che abbiamo mangiato, ma rispecchiano perfettamente la tradizione contadina e proiettata all’essenzialità, tipicamente polacca. La zuppa di trippa (flaki), non siamo riusciti ad assaggiarla perchè la locanda la prepara solo su ordinazione precedente all’arrivo alla locanda.

Visitiamo il centro storico della città, inscritto nella Lista dell’UNESCO come Patrimonio dell'umanità. Lo stile gotico e rinascimentale ci stupisce e ci riempie gli occhi di meraviglia e ci fa sentire davvero lontani da casa per efficienza dei servizi e atmosfera goticamente fiabesca. 

All’interno della Città Vecchia, visitiamo il mercato dei tessuti,informandomi sulla storia e sulla sua struttura. È sorto nel XIII secolo quando Cracovia ottenne la concessione dei diritti civili. La sua struttura originaria  era articolata in due file di banchi di pietra che formavano un vicolo nel mezzo di Piazza del Mercato, le cui estremità venivano chiuse per la notte con sbarre in ferro onde impedire l’accesso ai ladri. Una struttura dalla storia davvero affascinante.

Arrivati a fine giornata, con gli occhi pieni di colori e felicità ci concediamo una cena tipica polacca, a base di carboidrati, quindi i piatti di grano - kasza, il pane e diversi piatti a base di farina; La cucina include molti prodotti derivati dalle numerose foreste, come funghi, frutta e erbe. Nei locali si ascolta musica accompagnata da strumenti tradizionali come la fisarmonica, il violino e il flauto e per le strade di Cracovia come per la maggior parte delle città dei Carpazi si respira aria di folklore e leggende, che spesso si intrecciano con la natura e con gli animali selvatici.

Il mattino della partenza prima di vedere il Museo Nazionale di Cracovia, facciamo colazione con: makowiec (torta al papavero) e il sernik (dolce alla ricotta polacca).

Visitiamo il Museo Nazionale di Cracovia che nacque nel 1879 con il dipinto Pochodnie Nerona ("Le torce di Nerone") donato dal suo stesso autore, Henryk Siemiradzki. Ospita una delle principali collezioni di opere d'arte di tutta la Polonia, dei famosi artisti sono Jacek Malczewski, Leon Jan WyczóÅ‚kowski ,Józef Mehoffer e StanisÅ‚aw Mateusz Ignacy WyspiaÅ„ski. 

Nell’attesa che l’autobus ci portasse all’aeroporto nel vicino voivodato di Balice, io e Domenico tiriamo un pochino le somme di quanto osservato durante questo splendidi viaggio, ci soffermiamo prima sul clima generale della zona dei Carpazi, non solo in base a quanto sentito sulla nostra pelle, ma anche da quanto raccontato dalle persone del posto. Sommariamente, il  clima dei Carpazi è di tipo continentale, con notevoli variazioni a seconda dell’altitudine e della posizione geografica. Ecco alcuni aspetti chiave: gli inverni sono freddi e nevosi, soprattutto nelle zone montuose, con temperature che possono scendere ben al di sotto dello zero, le estati sono fresche nelle zone elevate e più calde nelle valli e nelle pianure circostanti, si riscontrano forti escursioni termiche sia giornaliere che annuali e ciò lo abbiamo constatato anche in primavera.

Le precipitazioni sono generalmente abbondanti, in particolare sui versanti settentrionali e occidentali, dove i venti umidi provenienti dall’Atlantico rilasciano la maggior parte della loro umidità, le zone meridionali e orientali ricevono meno precipitazioni.

Con l’aumentare dell’altitudine, le temperature diminuiscono e le precipitazione aumentano, le cime più elevate dei Carpazi presentano un clima alpino, con inverni lunghi e rigidi ed estati brevi. La vicinanza al Mar Nero apporta un clima più mite nelle zone sud-est.

Sotto l’aspetto della vegetazione la zona alpina è principalmente costituita da foreste di abete rosso, con aggiunte di sorbo, qui si trova una fitta foresta di pino mugo, ginepro nano e ontano verde.

Nelle zone più elevate, oltre il limite degli alberi, si trovano praterie alpine e pascoli, questi ambienti sono caratterizzati da una vegetazione erbacea e arbustiva, adattata ai climi freddi e ventosi. Sono molto importanti per l’allevamento del bestiame.

Le cime più elevate dei Carpazi ospitano una flora alpina specializzata, con specie come la stella alpina e la campanula carpatica. In sintesi la vegetazione dei Carpazi è un mosaico di foreste, praterie e pascoli, con una ricca varietà di specie vegetali adattate ai diversi ambienti.

I Carpazi ospitano una fauna ricca e diversificata, con molte specie adattate agli ambienti montani e forestali ecco quelli di cui ci hanno parlato le guide turistiche cartacee: l’orso bruno i Carpazi con una popolazione numerosa e ben conservata, cervo, capriolo e cinghiale.

Oltre i grandi mammiferi troviamo: il gatto selvatico, la volpe, lo  scoiattolo, il tasso, la martora. Altre specie sono il tritone dei Carpazi, la salamandra pezzata.

Riguardo l’avifauna spiccano: l’Aquila reale, il gallo cedrone, il picchio tridattilo, la cicogna nera.

I Carpazi rappresentano un’area di grande importanza per la conservazione della fauna selvatica in Europa, ospitando alcune delle popolazioni più significative di grandi predatori e altre specie a rischio.

Riguardo gli aspetti legati alle attività svolte in queste zone abbiamo constatato che la pastorizia è stata per secoli una delle principali attività economiche dei Carpazi, e ha profondamente influenzato la cultura locale; le tradizioni pastorali si riflettono nella musica, nelle danze, nei costumi tradizionali e nelle usanze legate alla transumanza.

L’artigianato che portiamo a casa, purtroppo in piccolissime quantità comprende la lavorazione del legno, la ceramica, la tessitura e la produzione di icone religiose.

Infatti, le chiese in legno dei Carpazi, molte delle quali sono patrimonio dell'UNESCO, sono un esempio straordinario dell’abilità degli artigiani locali.

Un altro elemento su cui abbiamo riflettuto è la diversità etnica, i Carpazi sono abitati da diverse etnie, tra cui rumeni, ucraini, polacchi, slovacchi e ungheresi; questa diversità etnica si riflette nella varietà delle tradizioni culturali e linguistiche.

Il turismo culturale è in crescita nei Carpazi, con visitatori attratti dalla bellezza dei paesaggi, dalla ricchezza della storia e dalla vivacità delle tradizioni locali.

È importante sottolineare come la cultura della transumanza sia ancora molto presente, e venga preservata come un importante aspetto culturale di queste zone montuose.

La cucina dei Carpazi è varia e influenzata dalle diverse culture presenti nella regione. Ecco alcuni aspetti culinari tipici: carne: maiale, agnello, selvaggina (cinghiale, cervo), patate, cavoli (verza, cavolo cappuccio), funghi (porcini, chiodini), formaggi (pecorino, bryndza), cereali (mais, grano).

La cucina dei Carpazi è un’esperienza culinaria ricca e diversificata, che riflette la storia e la cultura della regione. Ovviamente le bevande tipiche come: birra: molto popolare in tutta la regione, vino: prodotto in alcune zone dei Carpazi, soprattutto in Ungheria e Romania, acquavite: slivovitz (prugne), palinka (frutta), non  le abbiamo potute degustare dato che siamo minorenni.

 

Partiamo dall’aeroporto di Cracovia-Balice-Giovanni Paolo II con la compagnia Krakow alle 15:30 per arrivare a Milano Malpensa alle 17: 25.

Portiamo a San Martino dall’Argine moltissimi posti meravigliosi, etnie e culture differenti dalle nostre, ma ricche di storia, arte e rispetto dell’ambiente.

Ora torniamo alle nostre vite, ma i Carpazi hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra memoria. 

Adriano Gentile 

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