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DALLA PARTE DELLA LEGGE​

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Il giudice è uno dei lavori che ci appassiona maggiormente perché ci affascina la sua conoscenza delle leggi e la grande responsabilità di esprimersi sulla innocenza o colpevolezza delle persone. Con questa ricerca vogliamo saperne di più sul passato, sul presente e immaginarci il suo futuro. Lo scopo di questa professione è giudicare i fatti attraverso le leggi, la giustizia e condannare o assolvere l’imputato dalle accuse che gli sono state rivolte. Una grande responsabilità sociale!

 

PASSATO

Il ruolo del giudice nel passato era diverso da quello odierno e variava a seconda della cultura, della società e del periodo storico. Nell’Antico Egitto (circa 2500 a.C.) erano i faraoni ad essere considerati dei giudici supremi e i sacerdoti e gli scribi agivano come giudici e amministratori della giustizia.Nell’Antica Roma (circa 450 a.C.) i giudici (iudex) erano nominati dai magistrati per amministrare la giustizia e decidevano le controversie civili e penali mentre nel Medioevo i giudici erano spesso nobili o ecclesiastici che esercitavano il potere giudiziario in nome del re o del papa.Durante l’età Moderna (circa 1500-1750 d.C.) i giudici vengono nominati dai sovrani o dalle autorità governative. Un cambiamento sostanziale si verificò con Montesquieu (personaggio affrontato durante le lezioni di storia quest’anno) che nel suo libro “Lo spirito delle leggi” del 1748, sosteneva la divisione dei poteri dello Stato: potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario. Quest’ultimo era di competenza della Magistratura. Questa teoria è fondamentale ancora oggi in quanto si continua a rispettare la divisione dei poteri: il Parlamento fa le leggi, il governo le applica e la magistratura punisce le infrazioni. Prima del 1861, l'Italia era divisa in diversi stati e regni, ciascuno con il proprio sistema giudiziario. La creazione del Regno d'Italia ha portato alla necessità di unificare i sistemi giudiziari esistenti. Così 1865 il Regno d'Italia ha approvato la legge sull'ordinamento giudiziario, che ha istituito un sistema giudiziario unificato e moderno per tutto il paese. Questa legge ha definito l'organizzazione dei tribunali, le funzioni dei giudici, le procedure giudiziarie, formalizzando il ruolo del giudice. Oggi i giudici hanno un ruolo cruciale nel mantenere la giustizia e la democrazia, senza essere influenzati dal potere. In sintesi, il ruolo del giudice è cambiato nel corso della storia, riflettendo le trasformazioni sociali, culturali e politiche delle diverse epoche.

 

PRESENTE

Io sono Giovanni, un giudice penale di Milano, ho 45 anni e ho passato tutta la mia vita a studiare le leggi. Il mio percorso è stato questo. Prima ho ottenuto una laurea magistrale in Giurisprudenza a Milano poi ho seguito questi step. Ho terminato la pratica forense (della durata di 18 mesi) e poi ho superato l'esame di avvocatura. Successivamente ho frequentato la scuola di specializzazione (della durata di 2 anni) per le professioni legali) e dopo essere stato selezionato per concorso pubblico, ho svolto un tirocinio presso gli uffici giudiziari della mia città. La materia mi ha appassionato così tanto da svolgere anche un dottorato di ricerca in materie giuridiche penali, durato 3 anni. A questo punto ho partecipato al concorso pubblico in magistratura nel 2005 (che può essere tentato per massimo 3 volte in totale): è uno dei più impegnativi previsti in Italia e io ce l'ho fatta! Mi sono impegnato molto compiendo tanti sacrifici perché è sempre stato necessario uno studio preciso, attento e un continuo aggiornamento sull'evoluzione delle norme che si modificano costantemente. Il sapere deve stare al passo con i tempi, le leggi rispondono ai problemi dell’attualità ed un giudice deve essere perfettamente aggiornato. Il lavoro è meraviglioso, sento una grande responsabilità ogni volta che devo decidere le conseguenze delle azioni degli altri. Dalle sentenze che pronuncio dipende la vita delle persone e questo mi affascina ma nello stesso tempo mi spaventa perché avverto la sofferenza sia della vittima che soprattutto del colpevole. Provo un senso di adrenalina ogni volta che entro in tribunale dove cerco sempre di dare il meglio di me. Spesso rimango in tribunale fino a tardi e di sera devo studiare le cause penali per comprendere correttamente ogni dettaglio. Il problema è che non riesco a dedicare del tempo alla famiglia e agli amici perchè sono costantemente indaffarato. Ad esempio ora mi sto occupando di un caso di femminicidio e le indagini sono veramente complesse. Sono tenuto al segreto professionale e tutte le informazioni con cui vengo in contatto sono completamente riservate. Questo è un aspetto fondamentale della mia professione per cui custodisco tutti i documenti con assoluta precauzione.

 

FUTURO

Ormai sono ottantenne e sono da diversi anni in pensione. Vedo i miei colleghi più giovani al lavoro e in questi anni ho assistito ad un cambiamento epocale. L’avevano annunciato già da tempo ma non pensavo si realizzasse davvero… inizialmente pensavo fosse una fake news ma con il passare del tempo molte più fonti lo hanno scritto e al telegiornale non si parlava d’altro. Sono sbigottito. Un laboratorio americano aveva comunicato che erano pronti i primi “Robot-giudice” in grado di elaborare e processare dati sofisticati e di interpretarli in base al codice penale. Un robot che grazie all’intelligenza artificiale cerca di ricostruire la verità dei fatti riuscendo a decretare il colpevole e assolvere l’innocente. Il robot acquisisce in modo digitale tutti i dati a disposizione degli avvocati e avendo una memoria artificiale è in grado di incrociarli velocemente e confrontare ogni dettaglio con le leggi in vigore. Anche i casi più complessi potrebbero avere una rapida chiarificazione.Questo robot nasce dal bisogno di evitare gli errori della magistratura che purtroppo si sono verificati in alcuni casi ma soprattutto per accorciare i tempi troppo lunghi dei processi. E dei giudici umani non ce ne sarà più bisogno? Quando è uscita la notizia di questa rivoluzione tecnologica in campo giuridico ero già prossimo alla pensione ma solo a pensare come sarebbe stato lavorare in tribunale per i miei colleghi mi metteva i brividi. Quella notte non riuscii a dormire perché avevo in testa due semplici domande che mi rimbalzavano come una pallina da ping pong colpita fortissimo, che mi ha costretto a prendere un calmante alla mattina. Mi istigavano i seguenti dubbi. Servirà ancora studiare così tanto per acquisire conoscenze approfondite? Nel futuro sarà tutto schematico? La sensibilità umana, le sue emozioni, il senso etico verranno sostituite dal digitale? E se un robot dovesse andare in crisi ci sarà lo stesso un umano pronto a essere chiamato in causa o si dovrà rinviare il processo? Ritengo che l’intelligenza artificiale possa essere un valido strumento per i giudici per l’elaborazione dei dati a disposizione nei processi e per la consultazione delle leggi specifiche per il caso da analizzare. Poi c’è la sensibilità umana che è uno strumento fondamentale per capire le persone: le emozioni che provano le vittime, il tono di voce usato, gli sguardi, i comportamenti osservati in aula, i silenzi dei testimoni…insomma l'empatia l’ho sempre considerata un aspetto integrante delle mie competenze e una macchina non è certo in grado di comprenderla. La sera dopo mi addormentai come il giorno precedente, ma questa volta mi ritrovai di fronte a un tribunale. Dovevo svolgere un processo molto importante. Una volta all'Interno tutto appariva diverso, ma ciò che più mi lasciò senza fiato fu il fatto che al posto di una sedia dove avrei dovuto accomodarmi, vi era sorta una figura completamente bianca con una struttura simile ad un computer al posto del volto.Poco dopo fecero il loro ingresso gli imputati e il procedimento ebbe inizio come nulla fosse.Dopo aver assistito allo svolgimento del processo, mi avvicinai alla strana creatura e le chiesi chi fosse. Lui mi riferì che era un robot giudice, che conosceva perfettamente tutta la legislazione e che era stato programmato nel 2050 da un gruppo di scienziati che lavoravano con l’intelligenza artificiale. Io tirai un urlo e nel mentre mi svegliai: ero tutto sudato e avevo davvero paura che quello che avevo sognato non rimanesse solo un mio sogno. Una notte sono andato a dormire continuando a chiedermi come fosse il lavoro del giudice nel passato e così a forza di pensarci mi addormentai. Appena mi svegliai, ero sempre in camera mia ma era diversa, era fatta in legno, era più piccola e puzzava. Mi sistemai e presi la macchina per recarmi come tutti i giorni al tribunale per lavorare. Appena arrivai a destinazione mi sembrava tutto diverso. Entrai come al solito ma c’era qualcosa che non andava con le persone, parlavano tutti in dialetto diversi e non capivo molto. Fortunatamente avevo letto su un giornale cosa era successo sul caso di un omicidio perché altrimenti non avrei saputo cosa fare.


Bettoni Luca

Caporale Mattia

Bouchouata Nour

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