UN ASSAGGIO D'OPERA
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In queste settimane con alcuni dei colleghi di Increscendo ho avuto il piacere e l’onore di recarmi al Teatro Regio di Parma per assistere a due opere liriche molto importanti della musica classica italiana: La Bohème di Giacomo Puccini e Andrea Chénier di Umberto Giordano. Entrando nel foyer del teatro siamo stati accolti in modo caloroso dal direttore dell’ufficio stampa Paolo Maier, che ci ha trattato come dei veri giornalisti (che orgoglio!!!) e ci ha consegnato in entrambe le occasioni un libretto con i versi delle opere, la trama della storia e il contesto storico, in cui si svolgono. Personalmente non avevo mai assistito ad un’opera lirica, mentre sono stato qualche volta a teatro per osservare distintamente commedie di prosa o concerti; la combinazione tra recitazione, narrazione e musica tutte assieme, prima mi ha lasciato un po’ sorpreso, ma poi mi ha piano piano affascinato e coinvolto, creando un'esperienza più ampia, che ha come un fiume in piena bagnato e intriso le mie corde emozionali. Anche la trama delle due opere dava molto spazio all’emozione e le scenografie appropriate e suggestive, mi immergevano pienamente nella storia, come se una macchina del tempo mi avesse trasportato in un'altra epoca!La Bohème di Giacomo Puccini parla di una compagnia di artisti squattrinati, che vivono in un freddo e spoglio appartamento di Parigi, uno di loro (Rodolfo) incontra e si innamora della vicina di casa, Mimì. Gli amici insieme vivono le difficoltà di una vita povera, ma piena di spirito d’avventura e di inventiva per risolvere anche situazioni spiacevoli, come pagare l’affitto al proprietario dell’appartamento. Questo è forse l’aspetto, che mi ha colpito di più, come questo gruppo di giovani artisti affrontasse con gioia e serenità una vita piena di ristrettezze, forti della grande amicizia che li legava, della loro intelligenza e, perché no, anche del loro vigore fisico. Ma proprio quest’ultimo aspetto un bel giorno inizia a farli vacillare. Mimì si ammala gravemente, e Rodolfo, pur profondamente innamorato, non ha i mezzi per offrirle le cure necessarie. Anche Marcello, coinquilino e amico di Rodolfo, affronta le proprie difficoltà sentimentali: la sua amata Musetta, sebbene innamorata di lui, inizialmente sceglie di frequentare un uomo più facoltoso. Alla fine, l’amore prevale e i due tornano insieme, ma la loro relazione si incrina nuovamente a causa delle continue discussioni legate allo stile di vita dispendioso di Musetta. Il destino, però, è inesorabile: la miseria e la malattia finiscono per travolgere il gruppo di amici. Mimì muore, circondata dall’affetto di Rodolfo e degli altri, che si stringono attorno a lei in un ultimo, struggente addio. In Andrea Chénier, invece, l'intreccio drammatico ruota attorno al poeta rivoluzionario, che rischia la vita per amore e ideali. Il protagonista, spinto dalla passione per l'amata, compie gesti estremi per proteggerla e dimostrare il valore dei sentimenti veri anche in un'epoca di tumulti politici (il dramma si svolge durante la rivoluzione francese). In particolare, il duello con il personaggio di Gerd segna un momento clou dell'opera: Gerd, travolto dalla paura dei rivoltosi e dall'instabilità sociale, finisce per soccombere, il che rappresenta non solo la crisi dell'ordine stabilito, ma anche il peso opprimente delle tensioni di classe e ideologiche. Parallelamente, la figura di Maddalena assume una valenza tragica e simbolica. La sua scelta di morire al fianco di Andrea, sostituendosi ad una prigioniera, sottolinea il sacrificio dell'amore autentico, in cui la dedizione e l'empatia superano le rigide convenzioni sociali. Questo gesto diventa una metafora della solidarietà nei momenti più bui, un invito a riconoscere che la forza del sentimento può andare oltre le barriere imposte da un sistema ingiusto. In un confronto tematico delle due opere ho trovato diverse similitudini, infatti in entrambe, il peso del ceto sociale gioca un ruolo fondamentale:
Amore e Sacrificio:
In Andrea Chénier, il sacrificio personale del protagonista e di Maddalena è una risposta alle ingiustizie politiche e sociali dell'epoca. Il duello, e le conseguenze che ne derivano, diventano metafore di una società in bilico tra ordine e caos. In La Bohème, l’amore si sviluppa in un contesto di privazioni economiche, ma diventa una forza capace di dare luce anche nelle situazioni più difficili, sottolineando l'importanza delle relazioni umane e della solidarietà tra artisti.
La sofferenza come crescita personale:
In entrambe i personaggi saranno capaci di dare il meglio di sé davanti alle difficoltà: Maddalena diventa una donna diversa davanti alla povertà, quando inizialmente non comprendeva fino in fondo le parole di Chénier la prima volta che lo incontrò; così in Bohème gli amici di Mimì, cercano di aiutarla e vendono ciò che è loro più caro per procurarle le medicine, nonostante sia imminente la sua fine.
Critica Sociale:
Entrambe le opere mettono in luce le disuguaglianze e le tensioni tra classi sociali. Mentre Andrea Chénier si focalizza su un momento storico travagliato, evidenziando il conflitto tra rivoluzionari e l'ordine costituito, La Bohème racconta la realtà quotidiana di chi si trova ai margini della società, mostrando come l'arte e l'amore possano diventare rifugio dai problemi materiali.
Il pubblico era composto soprattutto da giovani dai 20 ai 30 anni, a riprova del fatto che l’amore per il palco non è mai tramontato a differenza di altre mode passeggere e forse sta trovando terreno fertile proprio tra giovani, che vogliono ancora emozionarsi, trovare benessere, vedendo riproposti in scena temi, che hanno riscontro anche nella vita quotidiana. C’è forse il desiderio di guardare con occhi diversi le vicende umane rappresentate, come se volessimo prenderne spunto per saperle affrontare meglio nella realtà che ci circonda.
Nell’assistere alla Bohème mi ha colpito molto la bravura di un direttore giovanissimo, Riccardo Bisatti, che successivamente abbiamo intervistato; quella maestria nel gestire l’orchestra e allo stesso tempo i cantanti lirici, che per la maggior parte erano under 30 (e quindi suoi coetanei).Non ho certo le sue doti, ma vedere la sua padronanza mi ha trasmesso la volontà di perseguire con vigore le mie aspirazioni. Entrando per la prima volta nel teatro Regio ero agitato, curioso, anche ansioso, non sapevo cosa mi aspettasse, ma ero felice come non mai! Fin da subito sono stato affascinato dall’imponenza della sala. La nostra posizione era ottimale per osservare il palcoscenico, e non perdersi nessun dettaglio, nessuna nota, nemmeno quelle sussurrate, dandoci la possibilità di contemplare le opere, gli interpreti e gustare scenografia e rappresentazione nei suoi minimi particolari. Il poter assistere ad un’opera alla mia età mi suonava strano, quasi non fossi in grado di capire a quale strano “rito” avrei assistito; in realtà non esista un’età giusta per iniziare a conoscere teatro, musica, opera, infatti si tratta di un’esperienza che ti entra nel profondo da subito, che ti segna con incredibili emozioni, che ti appassiona fin dal primo schiudersi del sipario. La voglio chiamare arte, magnifica arte, il teatro, con la sua magia, riesce a trasportarti in storie coinvolgenti tanto che durante gli spettacoli, sembrava di essere seduto tra i protagonisti, di poter percepire davvero cosa provassero del dramma, che stavano mettendo in scena. Una connessione diretta che mi fatto riflettere dentro e fuori dal teatro, eppure quei sentimenti di cui l’opera è imbevuta, come l’amore vero, la ribellione, l’ardore politico e il conflitto interiore, non li ho ancora incontrati o solo blandamente mi hanno sfiorato, a dire il vero, però mi hanno generato mille domande, come se nella mia testa si fossero aperti mondi nuovi, nuove sfaccettature da esplorare. Penso che il teatro e in questo caso l’opera siano un mezzo che educhi, ispira e arricchisce, un mezzo straordinario per favorire la crescita culturale e personale di chiunque. Devo ringraziare chi mi ha donato questa inaspettata e meravigliosa opportunità e mi sento vivamente di invitare a provare (o meglio, osare!) ad assaggiare emozioni nuove attraverso il teatro e la musica in diversi contesti anche per noi inusuali o inediti.
E ora ssssss……. si apre il sipario, trattieni il fiato!
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Leonardo Pietralunga