NIDO, SEME, CASA

"I genitori non sono sempre coloro che ti mettono al mondo". Questa frase, me la sono sentita dire milioni di volte quando avevo gli occhi colmi di delusione. Quegli occhi spenti. Vorresti piangere ma ne hai perso la capacità perché non hai ancora realizzato il dolore. Sei lì, bloccato, con il cuore che batte all'impazzata e un nodo alla gola. Il tuo cuore vorrebbe urlare ma il tuo cervello ti tiene maledettamente sotto controllo avvolto, anzi, soffocato da una coperta di rancore, tristezza e rabbia. Chi sono i genitori? Secondo il dizionario Treccani, essi sono "Coloro che generano o hanno generato". Quindi basta mettere al mondo un figlio per essere un genitore? Penso che essere genitore sia qualcosa di estremamente più profondo e complesso. Ad esempio, chi sono i miei genitori? Ovviamente devo citare la mia mamma, la mia vera mamma, colei che mi ha messo al mondo. Lei sì che è un bravo genitore. È la mia ombra, il mio angelo custode. Non è invasiva, ma allo stesso tempo non mi lascia allo sbaraglio. Con lei, sono libera ma con limiti. Non potete immaginare quante sere mi ha ascoltato ore e ore piangere, delle volte per cose importanti, anche più grandi di me, e delle volte per argomenti più banali. Non ha mai sminuito i miei problemi, mi ha sempre aiutato senza prendere il controllo della situazione, lasciandomi sbagliare e di conseguenza lasciandomi crescere. Oppure, posso citare i miei nonni. Forse i miei genitori per eccellenza. La mia nonna è l'amore fatto a persona, non riuscirei ad immaginare una vita senza i suoi abbracci calorosi. Con un solo abbraccio riesce a dimostrarti tutto il bene che ti vuole. Devo essere sincera, tutto ciò che sto facendo adesso, i miei traguardi, i miei impegni e le mie gioie è solo grazie a loro. Vedere i loro occhi illuminarsi e la loro bocca sorridere a trentadue denti mentre mi elogiano in dialetto quando prendo un bel voto, riesce a scaldare quel poco di cuore che ancora vuole battere. Quella piccola isoletta simile al film di Inside Out ancora accesa, alimentata e accudita. Che dire invece del mio nonno, è come se ogni volta che ci parlo mi stia guardando allo specchio. Ha il mio stesso carattere, con i miei difetti e con i miei pregi. Ciò che lo caratterizza è la freddezza di un uomo che sembra insuperabile ma che in realtà ha un cuore d'oro. Gli inverni sul divano a scontrarci a muso duro su domande esistenziali, come se esistono gli alieni o se c'è vita dopo la morte. Lì ho sviluppato il mio amore per l'esposizione orale, poggiare le tue carte in tavola argomentando le tue tesi. Mi collego a questo argomento per parlare di un nuovo concetto. Quello di casa. La casa sono le quattro mura e un tetto in cui viviamo? In una delle canzoni più belle prodotte in questi ultimi anni, Casa di Neima Ezza, vengono citate queste strofe: "Mi manca casa. Ho fatto troppa strada per tornare a casa. Mia madre piange, canta e cerca speranza. Negli occhi di un figlio mi guarda.” Non parla di un edificio quando cita la casa, neanche un secondo durante il brano. La casa per lui è ciò che ti ha cresciuto, quello in cui ti senti al sicuro, protetto nonostante i mille problemi. È uno scudo fatto di roccia. Quando qualcuno prova a infliggerti danno esso attutisce il colpo facendoti rimanere per un po' sospeso in aria, con quei pochi respiri di sollievo prima di tornare alla cruda realtà. La casa è il rifugio personale di ognuno. E, come si è notato dalla citazione sopra, la mia casa è la musica. Mi accompagna dalla mattina al risveglio fino alla sera cullandomi nel sonno. Non gioca il ruolo di sottofondo nella mia vita, ma funge da protagonista principale. Potrei fare interi sproloqui per parlare di una persona, ma se riesco ad identificarla in una canzone significa che è davvero importante per me. Mi piace qualsiasi tipo di musica, perché ogni giorno delimita ciò che è il mood momentaneo. Con la musica piango, rido, mi arrabbio o mi calmo. Delle volte, indossare le cuffie e mettere la propria playlist preferita per scollegarsi dal mondo è pura sopravvivenza. I miei amici per me sono casa. Non ne ho tanti di amici veri, ma sinceramente, non mi interessa. Preferisco pochi ma buoni, anche perché, gli amici di tutti sono gli amici di nessuno. Con la mia migliore amica sento come un collegamento, non esplicato da un episodio particolare ma dettato da milioni di ricordi passati assieme. I ricordi più belli, nella loro serietà, probabilmente sono i ricordi più tristi. Perché è durante i momenti brutti che si dimostrano i veri amici, quelli disposti a correre sotto casa tua alle 3 del mattino con del cioccolato e la Nintendo switch.
Per concludere, no, la casa non è quella in cui vivi e i genitori non sono per forza quelli che ti hanno messo al mondo, ciò che è il tuo mondo lo scoprirai crescendo col tempo e chissà se cambierà il mio concetto di casa.
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Ginevra Ravagna