top of page

QUEL BIGLIETTO ILLUMINATO

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

Sento la pioggia allagare il pavimento di camera mia, ma non ho la forza di alzarmi dal letto per chiudere la finestra. Sono bloccata da circa 24 ore, sul materasso, a fissare il soffitto bianco pieno di muffa e ragnatele. Oggi è il 9 maggio 1970. Ieri è morto mio nonno. La mamma mi ha detto che è deceduto per un brutto malore, ma non mi ha lasciato trapelare altri dettagli. Ogni volta che ci penso, sento una fitta allo stomaco grande quanto un grattacielo. I brividi sfrecciano sulle mie braccia e gli occhi mi si gonfiano di lacrime, come con un palloncino che sta per esplodere. Mi decido a guardare il telefono, poggiato sul comodino in modalità non disturbare. C’erano più di 50 chiamate perse, provenienti da amici preoccupati e parenti lontani, che con nonno non c’entravano nulla. Visto che il rumore assiduo e molesto stava incominciando a innervosirmi, striscio le gambe verso le tapparelle per abbassarle. Penso ai ricordi più belli collezionati con lui continuamente, i giorni erano sempre pieni di sole. Sembrava di essere tutti i giorni al luna park con unicorni, stelle filanti e arcobaleni. Ora invece, anche il cielo si è rattristato vedendolo sulle nuvole. I fulmini erano gli scatti d’ira di quell’interminabile tempesta, perché nonno, non se lo meritava proprio. Che brutti imprevisti che fanno la vita! Salgo al piano di sopra per bere dell’acqua. Prima di salire le scale però, noto la porta proibita. Una stanza in cui non ho mai avuto il permesso di entrare. Ma stavolta, cedo alla tentazione: Se posso trovare qualche notizia sul nonno è sicuramente lì. Apro la porta con un gesto rapido e indolore. Munita di una torcia, entro. Libri, libri e libri. Una serie infinita di documenti e manoscritti poggiati su mensole che addobbano le pareti celesti. Una scatola mi balza all’occhio. Uno scrigno molto antico, di color bordò e di forma quadrata. Lo apro, e trovo all’interno una serie infinita di oggetti, poesie, fogli e un indirizzo sospetto evidenziato in giallo. Era molto vicino a casa mia, circa 100 metri. È una villa gigantesca con un giardino mastodontico che la circonda e delle telecamere sono appese sulle facciate, nei rispettivi punti cardinali. Suono il campanello e vedo uscire un uomo. Aveva un volto molto famigliare, credo di averlo già visto al TG o in TV. Il campanello aveva inciso un cognome, molto famoso, un cognome tabù. Detto da tutti e da nessuno in quest'epoca: Falcone. Manteneva la distanza, non sembrava molto fiducioso. Poggiai sul cancello il bigliettino con la via di casa. Riconobbe la grafia unica del nonno e mi fece entrare. Rimanemmo sul tavolino in giardino, faccia a faccia e finalmente, il silenzio si interruppe. Gli dissi il mio nome e lui mi comunicò il suo. Gli chiesi perché mio nonno avesse questo post-it top-secret. MI disse che lavoravano assieme, contro un mostro molto più grande di loro. La mafia. Ne sento parlare giorno e notte a casa, ma in realtà non capisco mai cosa dicono. Gli chiesi spiegazione e mi disse che sono famiglie, sotto giuramento, che mettono paura ai cittadini siciliani. Volevano dettare nuove leggi, come nel mondo animale, la legge del più forte. Norme che cercano di far retrogradare culturalmente il paese. Gli chiesi il perché di tutto questo, e lui mi disse queste indelebili parole: ”Piccola, tutto quello che cercano sono il potere e i soldi. I cittadini invece, fingono di non vedere per convenienza.” Il telefono gli squillò e una sua guardia mi accompagnò fuori. Avevo ancora più disordine in testa. Perché nonno lavorava contro la mafia? Ho sentito molta gente uccisa da essa. Perché decise di rischiare? Appena uscita dall’abitazione, avevo un nodo alla gola grandissimo. Ho il timore di essere diventare anche io “pericolosa” per la mafia e che ora possano eliminarmi. Quindi decisi di tornare a casa di fretta e furia, a cercare nuovi pezzi per comporre il mio puzzle. Appena in casa, ritornai nella stanza del sapere e trovai un’infinità di nuove informazioni. Ho scoperto che non solo Giovanni Falcone combatte contro la belva, ma viene affiancato da tanti aiutanti, come Peppino Impastato o Rocco Chinnici e molti altri. Facevano parte tutti di un gruppo chiamato pool-antimafia. Ma oltre a loro, purtroppo, ci sono anche diverse “vittime innocenti”, nome preso, perché col fenomeno mafia non avevano nulla a che fare! Si trovavano solo nel momento sbagliato al momento sbagliato. Esiste una cosa ancora più pericolosa della mafia. Gli omertosi. Chi decide di chiudere gli occhi rispetto a tutte le brutalità inflitte ai cittadini stessi. Sono come vittime che per paura stanno dalla parte degli assassini.

Ora è tramontato il sole, decido di andare a letto, senza paura però, con solo voglia di agire. Grazie nonno-

​

Ginevra Ravagna

falcone.webp
bottom of page