OLTRAGGIO ALLA VERITÀ

’Giulio Regeni: un nome, una storia, un fantasma che aleggia nelle coscienze di tutti. Infatti se penso all’intricata, quanto macabra, breve vita di questo martire della verità, non posso che paragonarlo ad un fantasma che, chi più chi meno, sente sempre presente nell’ombra di tutti quei governi dittatoriali che reprimono il sapere perché arma non violenta più forte della violenza stessa. Ascoltando la Storia di Giulio mi sono sentito toccato profondamente, come se le sue parole e le sue idee avessero bussato alla porta della mia psiche per farmi “inciampare” e riflettere in merito al ruolo dell’istruzione nella società. La risposta a questo stimolo è semplice: la scuola è una missione di vita comune. Infatti il vissuto di Regeni deve farci sentire oltraggiati, in quanto la verità è che quando torturiamo e uccidiamo un uomo dedito alla virtù del sapere, andiamo a infrangere il nome della democrazia e di migliaia di studenti che nel corso della storia si sono battuti per salvaguardarlo e farlo divenire baluardo della società contro lo strapotere dell’ignoranza e del terrore. Quindi, come le ruote di quella iconica bicicletta, che il giornalista Pierfrancesco Diliberto porta dall’Università di Cambridge a Trieste dai genitori di Giulio, dobbiamo avere la consapevolezza che sulle spalle di noi cittadini abbiamo il peso di dover far girare le ruote della nostra parola affinché le emozioni che proviamo e le idee che abbiamo non restino solo concetti astratti e statici ma capisaldi di una lotta civile per trovare la verità. Concetto che non dovrà mai e poi mai diventare un “premio di consolazione” di una gara di “lamenti” da parte dei genitori della vittima, ma come quel cibo che serve a saziare l’umanità intera dopo una fame di giustizia che sembrava annientare i valori di fratellanza e sapere. Infatti, se tutto questo fosse motivato da un pazzo progetto illusorio di false soddisfazioni, a differenza della realtà dove vediamo una vera lotta per la verità, che senso avrebbe la giustizia? Alla fine, come dicono in molti, “basta mettersi l’anima in pace”, e forse i genitori di Giulio ci stanno provando ma ciò è difficile: la morte del proprio figlio, in questo caso, non è un disegno “sbagliato” del destino, ma un combinarsi di fattori inquietanti dove la malcapitata vittima di questo sadico estremismo fondato sulla censura è stato un giovane col solo scopo di diffondere la gioia delle sue scoperte per raggiungere uno status di giustizia. Forse è proprio questo quello che non piace ai capi dei governi dispotici, perché l’istruzione frammenterebbe il loro potere in continui moniti alla democrazia. Insomma, come ci ricorda il grafico Mario Baini nella sua vignetta in merito a questa vicenda, “Quando ricordi, quando chiedi giustizia e verità, ritrovi l’umanità” quindi dovremmo sentire nostro il bisogno di ridare vita al fantasma di Giulio perché noi tutti italiani, e non solo, possiamo recuperare un briciolo di speranza per un futuro che la distrugge.
Infine, un ultimo pensiero lo voglio dedicare da studente a tutti noi che adesso stiamo vivendo la scuola e l’apprendimento che essa porta, come dei semi piantati su cui lo Stato investe per creare grandi alberi che sappiano essere convinti nei valori umani per rispondere alle urgenze del domani e creare un avanzamento sociale. Ecco, penso che storie come quelle del caso Regeni siano una sorta di patto al quale dobbiamo garantire rispetto, per decidere di diventare apostoli di questo martire sociale avendo ben chiara la nostra missione. Quindi, che la verità diventi il frutto del sacrificio fraterno e democratico di noi “futuri adulti” che decidiamo di allearci con Giulio in questa lotta morale, capitanata dal sentimento comune di voler estirpare il fardello provocato dalla supremazia dei sistemi dispotici che vogliono censurare il sapere, non sapendo di alimentarlo maggiormente.
VERITÀ PER GIULIO REGENI.
Micheloni Alessandro